mercoledì 27 gennaio 2016

Ultima lettura: "Terapia di coppia per amanti" di Diego De Silva


Terapia di coppia per amanti

Autore: De Silva Diego
Dati: 2015, 272 p., brossura
Editore: Einaudi (collana I coralli)

Devi smetterla di cercare di farti andar bene le cose come sono.
Soprattutto di pretendere che vadano bene a me.

Perché una coppia di amanti dovrebbe andare in analisi? Modesto (in verità Modesto Fracasso, ma il motivo di questo nome ossimorico è raccontato in una delle parti più gustose del romanzo, e non lo svelerò certo qui e ora) e Viviana sono amanti, probabilmente più o meno coetanei, sono sposati e hanno ciascuno un figlio, adolescente. Hanno due vite parallele separate. Si amano ma c’è qualcosa che non va, come spesso succede alle coppie clandestine. Succede quando non c’è un progetto comune, quando il rapporto è fatto solo di momenti rubati, quando i desideri che combaciano sono effimeri, perché quelli più profondi sembrano irrealizzabili. Il disagio che Modesto non riesce a percepire, forse perché dissimulato dai sistematici incontri sempre vivaci con la sua amante, lo vede invece Viviana, combattuta tra l’essere legata a un uomo che non è il suo e il continuare a essere moglie –pur senza alcuna convinzione- e madre, con il desiderio di proteggere suo figlio. Quello che tormenta Viviana, nonostante l’amore e le risate, sembra essere continuamente minimizzato da Modesto. Le scaramucce che agitano il rapporto tra i due, che pure è molto passionale, spingono Viviana a proporre di cercare aiuto presso uno psicanalista: sembrerebbe qualcosa normalmente destinata alle coppie ufficiali, che hanno interesse a salvare un’unione che sta per naufragare. Modesto non riesce a comprendere l’esigenza della donna, anzi smonta sistematicamente ogni tentativo che lei avanza per convincerlo della possibile efficacia di una terapia psicanalitica, salvo cedere alle insistenze, più per sfinimento che per convinzione.
Photo HelenTambo on Instagram
Il ménage tra i due è narrato a voce alterna; lei e lui si avvicendano nel raccontare un rapporto fatto di quotidianità e di sorprese, in cui i punti di vista difficilmente collimano ma che nonostante ciò va avanti appassionatamente. Ciò che colpisce è la capacità di De Silva di ragionare di volta in volta con la testa di Modesto, che narra con sottile ironia gli aspetti più controversi del rapporto con Viviana, e con la testa di Viviana, che interpreta gli stessi accadimenti e i medesimi sviluppi del rapporto da un punto di vista diametralmente opposto a quello di Modesto. Ciò che unisce e in qualche modo salva questa coppia, sempre sull’orlo di una crisi di nervi –di Viviana, mai di Modesto-, è la capacità di passare dalla tragedia alla risata autoironica, dal dispetto allo sguardo innamorato.
Oltre ai due protagonisti, ci sono altri personaggi che girano intorno alle vicende dei due amanti in crisi (ma nemmeno poi tanto, il loro rapporto è così e forse questa paradossalmente è la sua forza, ma si tratta pur "di capire cosa fare di voi due" dice Nelide, la più cara amica di Viviana): mentre il marito di lei, Paolo, e la moglie di lui, Elena, sono quasi inesistenti (ma quando si affacciano nella storia, lo fanno in modo incisivo, muovendosi in maniera quasi speculare, così come sono simmetrici i figli di lei, Miro, e di lui, Eric), nel romanzo dilaga il padre di Modesto, uno scapestrato sessantaduenne, che dissemina pillole di cinica saggezza, e la figura del dottor Malavolta, lo psicanalista che a un certo punto si inserisce come voce narrante tra i protagonisti, proponendo il suo punto di vista sui due e offrendo al lettore squarci della sua disastrata vita sentimentale.
Mi sono divertita a leggere questo libro, ma il mio giudizio è molto partigiano: De Silva è uno dei pochi scrittori che compro a scatola chiusa, senza informarmi prima sul libro che andrò a leggere, fidandomi del suo stile. Finora ho avuto solo conferme della fiducia riposta, a partire dal primo incontro con Vincenzo Malinconico, l’avvocato ‘semi-disoccupato, semi-divorziato, semi-felice’ di romanzi come “Mia suocera beve”, “Sono contrario alle emozioni”, “Non avevo capito niente” e "Arrangiati, Malinconico", e a seguire con altre storie lette e a volte sofferte, come nel caso di "Voglio guardare" o “La donna di scorta”.
È legittimo avere paura, cambiare non è facile e a volte non è nemmeno necessario: questo sembra suggerirci questa storia, insieme all’idea che si possa vivere giorno per giorno quello che viene, riuscendo a sorprenderci reciprocamente senza per forza cercare altro, che può venire, ma anche no. Quel che importa è riconoscere che si tratta di amore, averne piena consapevolezza e accettare che ciascuno maturi i propri bisogni in tempi e modi diversi, riuscendo comunque a trovarsi, prima o poi.
Avrei voluto dire molto di più su questo libro: ho sottolineato diversi passaggi, ripiegato angoli a futura memoria, ma ho rinunciato, perché non vorrei lanciarmi in elucubrazioni sul tema, che rischierebbero di diventare di per sé una terapia di coppia in contumacia, nemmeno fossi Viviana.

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