venerdì 13 marzo 2015

Sul comodino: "Guanti bianchi" di Edgarda Ferri


Guanti bianchi

Autore: Ferri Edgarda
Dati: 2014, 183 p., rilegato
Editore: Skira (collana NarrativaSkira)

Li univa un magnetismo misterioso,
per certi versi inquietante.
Come se sapessero che avevano poco da vivere;
 e che l’unica maniera per evitare
di spendere malamente la loro breve esistenza,
era quella di non separarsi mai più.

Il 28 giugno 10914 a Sarajevo l’erede al trono dell’Impero austro-ungarico Francesco Ferdinando d’Asburgo è ucciso in un attentato, insieme a sua moglie Sophie. È la scintilla che accenderà l’Europa e il mondo nel primo grande conflitto del Novecento, la Grande Guerra. Un pretesto per quella che era considerata in Europa una situazione di equilibrio assai precario, in cui i Balcani rappresentavano uno dei nodi cruciali di tensione diplomatica.
A partire da quella data si consumano sette giorni in cui si deve decidere sulle esequie e a farlo sarà il Gran Ciambellano di Corte, Alfred principe di Montenuovo, che vorrà seguire scrupolosamente il protocollo della corte asburgica, che prevede l’esclusione dai funerali solenni di Sophie Chotek, che dell’arciduca  Franz è moglie morganatica.
Edgarda Ferri dipana la cronaca di quei giorni tra discussioni, tensioni a corte e posizioni intransigenti o possibiliste.
Photo HelenTambo on Instagram
I protagonisti, richiamati via via che si ricostruiscono le vicende -anche di contorno al fatto nudo e crudo di cronaca-, prendono vita tra le pagine di questo romanzo, in cui la Storia e l’immaginario si fondono, con un risultato coinvolgente.  Oltre quelle che possono essere le conoscenze storiche degli eventi drammatici di quell’estate del 1914, è l’aspetto umano dei personaggi della corte asburgica a trascinare nella lettura: aspetti inediti che riguardano il privato del Kaiser Francesco Giuseppe, della sua defunta moglie Elisabetta di Baviera (la celebre Sissi), dello stesso Francesco Ferdinando, che dell’Imperatore era nipote in quanto figlio del fratello Carlo Ludovico, e della sua bellissima e sfrontata Sophie, insofferente agli inutili orpelli imposti dalla vita di corte, sposata contro il volere di tutti e per solo amore (fatto inconsueto per l’epoca, specie in una casa regnante dove i matrimoni venivano celebrati spesso per suggellare alleanze politiche tra le corti europee, destinato a provocare il più alto conflitto protocollare della storia d’Europa).
I destini della famiglia ruotano intorno alla figura carismatica del Kaiser: Francesco Giuseppe, “divinità irraggiungibile” è stato il destino di suo fratello Massimiliano, relegato in Messico dopo aver pronunciato la Renuntiatio al trono asburgico; è stato il destino di suo figlio Rodolfo, suicida sepolto in fretta e in solitudine, senza il conforto di una preghiera, di un fiore. È stato il destino di Sissi, moglie incompresa e spaventata dall’incapacità dell’imperatore di provare la minima emozione, anche di fronte alla morte di un figlio; Sissi, vittima di morte violenta per mano di un anarchico italiano, aveva avuto esequie silenziose e formali, mentre il marito cercava conforto nella compagnia dell’amante storica, Katharina Schratt.
Infine loro, Franz e Sophie, coppia splendida e fuori dagli schemi, la cui sorte -anche da morti- doveva essere decisa seguendo logiche di opportunità, gestite da Alfred di Montenuovo per rispettare l’estrema obbedienza a un protocollo che non voleva cedere all’umana pietà.
Durante la lettura che sto portando a termine in questi giorni, si rivela utile lo schema dell’albero genealogico degli Asburgo, di grande aiuto per districarsi tra le varie parentele di una famiglia che nella sua storia ha vissuto pagine intensamente drammatiche: suicidi, morti violente, relazioni pericolose hanno movimentato l’esistenza dei suoi componenti.
La scrittura di Edgarda Ferri è coinvolgente e appassionata, frutto certamente dei suoi interessi storici (è autrice anche di biografie di personaggi storici, Maria Teresa d’Austria, Giovanna la Pazza, Matilde di Canossa e Piero della Francesca). Sto centellinando la lettura, anche perché la porto avanti insieme con altre: la assaporo alla fine della giornata, per isolarmi in un tempo passato, entrando in diretto contatto con personaggi vivi e reali.

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