martedì 8 ottobre 2013

Ultima lettura: "Cate, io" di Matteo Cellini


Cate, io

Autore: Cellini Matteo
Dati: 2013, 216 p., rilegato
Editore: Fazi (collana Le strade)

Photo HelenTambo on Instagram
Il compleanno dei diciotto anni è la tappa più attesa per un adolescente. Non è così per Caterina, altrimenti Cate, la protagonista del romanzo d’esordio di Matteo Cellini, vincitore del Campiello Opera Prima 2013.
Caterina è obesa in un famiglia di obesi, dove ha un posto e sa di esistere come Caterina, appunto. Fuori dalla sua casa invece è una non persona, così si definisce, ed ogni volta è Cate-ciccia, Cater-pillar, Cate-bomba. Caterina si attrezza ed esce ogni giorno a fare la guerra, vedendo in tutti dei nemici nati apposta per prenderla in giro: ecco perché non salta un giorno di scuola, per essere sicura che in sua assenza non si parli di lei. Ma arriva il momento in cui di lei si deve parlare per forza, perché arriva il suo diciottesimo compleanno e dovrà essere festeggiato come tutti quelli dei compagni di scuola che l’hanno preceduta: stesso locale, stesse pizzette, stessa musica e stessa scelta del vestito per la festa. Già, il vestito per la festa, la farsa, la finzione, il simbolo di ciò che deve fingere di essere e che non si sente di essere, un’adolescente come un’altra. Sarà rosso, così si vede meglio. Un incubo.
In effetti Caterina non è un’adolescente come un’altra e non tanto perché è obesa, o meglio, non solo perché è obesa, ma perché questa sua condizione l’ha fatta diventare un’acuta osservatrice della realtà che la circonda e di cui analizza spietatamente e sarcasticamente tic, vizi, eccessi, sempre però dal suo punto di vista, che è viziato da uno sguardo fin troppo disincantato, che a volte non vuole vedere ciò che è evidente, ad esempio l’amicizia e l’affetto di Anna, la sua compagna, quella che sale ogni mattina con lei le scale dell’edificio scolastico. E se Caterina è ogni volta Cate-ciccia ,Cater-pillar o Cate-bomba, anche lei ha soprannomi cattivi per gli altri: Anna è l’Annoievole, Antonella è Analfabeta, Giulio l’Amante (perché sempre innamorato e mai corrisposto). Insomma, anche Caterina è feroce e non solo con se stessa.
La vita di Caterina scorre tra lezioni e casa, attraverso il rapporto che ha con i genitori, i fratelli, la nonna con la quale condivide letture impegnative, la Prof. Mazzantini, Anna e infine Giacomo, che rappresenterà la sorpresa e il riscatto di questa ragazzina difficile ed esigente.
A Matteo Cellini va il merito di aver saputo mettersi negli ingombranti panni di Caterina, dando voce ai suoi pensieri e alle sue azioni, talvolta disperate: la descrizione dell’attacco bulimico che sorprende Cate (e sorprende soprattutto il lettore per la sua violenza) ha qualcosa di drammaticamente verosimile, che disturba e allo stesso tempo attrae, come se non ci si volesse fermare, per sapere fino a che punto una crisi autodistruttiva del genere può arrivare. Tuttavia non si può passare oltre alcune sinestesie, similitudini e metafore improbabili, per non dire di alcune costruzioni sintattiche ardite, delle quali Cellini sembra compiacersi: frasi come “il caffè macchia l’aria di un odore forte come un cane dalmata” o “mando in frantumi il piano regolatore della notte” lasciano interdetti a chiedersi cosa significhino.
“Cate, io” è un libro che si legge facendo un po’ di fatica, che stenta a decollare, che non riesce a coinvolgere per l’assenza di azione, fino a quando un avvenimento e due cominciano a ‘fare storia’ e allora ci si fa prendere e si arriva in fondo, con la consapevolezza raggiunta che questa storia un significato ce l’ha, anche se è difficile da trovare.


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