martedì 11 giugno 2013

Ultima lettura: "Io che amo solo te" di Luca Bianchini

Io che amo solo te

Autore: Bianchini Luca
Dati: 2013, 262 p., brossura
Editore:  Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri) 


Questo romanzo di Luca Bianchini è garbato. Non semplicemente nel senso di gentile, cortese; ma come lo direbbe mia madre, che è originaria di Fasano, poco distante dalla zona tra Polignano a Mare e Monopoli dove si svolge la storia raccontata da Bianchini, e cioè ‘per bene’. Capisco che sia difficile capire cosa significhi ‘per bene’ attribuito a un romanzo, ma è la prima definizione che mi è venuta in mente mentre lo leggevo e appena ho chiuso il libro sull’ultima pagina.
La vicenda si concentra in tre giorni, quelli della vigilia e del matrimonio di Chiara e Damiano, figli rispettivamente di Ninella e Mimì, innamorati a loro volta da giovani e separati dalle famiglie, in una sorta di conflitto tra Montecchi e Capuleti.
La vera protagonista è Ninella, la sarta più brava del paese, vedova giovanile e piacente madre della sposa e di Nancy, diciassettenne in attesa di perdere peso e verginità che “per lei avevano quasi la stessa importanza”. Gli altri (gli zii arrivati dal Veneto, Vito Photographer, Pascal parrucchiere della sposa e regista del ricevimento di nozze, Orlando e l’Innominato, Giancarlo Showman e tutti gli altri), pur dando vita a quadri autonomi in cui si esprimono personalità variegate, impegnate in dialoghi frizzanti e scene anche esilaranti, sono tutti in secondo piano rispetto a lei e ai suoi colpi di sole, opera di Lucia Coiffeur, all’abito di rosso chiffon che indosserà al matrimonio della figlia, alla fermezza del suo carattere, al suo fare diplomatico, al suo essere disincantata e allo stesso tempo al suo camminare per strada come una ragazzina, stando attenta a pestare le fughe tra le ‘chianche’ della pavimentazione del centro storico dove vive, davanti al mare. Ninella si confronta con i ricordi senza indulgere al rimpianto, cosa che invece fa Mimì, il re delle patate, ricco imprenditore agricolo costretto a sacrificare la sua felicità e quella della donna che amava a vent’anni. Lei spavalda si offre alla comunità del paese, cammina a testa alta, bella e fiera, facendo impallidire la figura di Mimì.
A fare da contraltare a Ninella è Matilde, la First Lady moglie di Mimì, fissata con le cialde aromatiche di caffè (la vecchia moka è decisamente demodé e denota un tenore di vita mediocre, non degno di quello che gli Scagliusi hanno raggiunto), vero direttore artistico del matrimonio di Chiara e Damiano: dal vestito della sposa alle bomboniere, dal menù del ricevimento alla gestione dei rapporti con la consuocera, che però dal confronto esce sempre splendidamente vincente.
E il mare è l’altra presenza importante in questa storia, smeraldo fuso davanti al terrazzino sferzato dal vento di maestrale, dove Ninella si rifugia a fumare, in solitudine per sfuggire alla presenza a volte soffocante di tutti coloro che affollano la sua casa, alla vigilia del matrimonio di Chiara. E come il mare, gli ulivi, il paesaggio di quella striscia pugliese, stretta tra Adriatico ed entroterra, dove l’azienda di Mimì produce le patate che esporta in tutto il mondo.
Per chi conosce i luoghi che Bianchini racconta è vederli: vedi i colori (il bianco delle case assolate, il rosso della terra, il verde azzurro del mare), non li immagini. Senti gli odori e i rumori della strada, le persiane che si aprono per spiare chi passa nella controra.
La scrittura di Bianchini è fluida, gli inserti in dialetto, poche espressioni perfettamente comprensibili, colorano le scene, le rendono realistiche esattamente come i riferimenti di tipo mediatico fanno sentire la vicenda come accaduta a nostri vicini di casa: Clio Makeup, Kate Middleton (la sposa del secolo, almeno fino alla prossima) solo per citarne un paio.
Un libro che si fa leggere con divertimento e partecipazione, questo “Io che amo solo te”: un romanzo che rispecchia la personalità di chi lo ha scritto.

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