mercoledì 5 dicembre 2012

Frequentando salotti letterari… “Lasciamisenzafiato” di Elvio Calderoni




Lasciamisenzafiato

Autore: Calderoni Elvio
Dati: 2011, 240 p., brossura
Editore: Miraggi Edizioni (collana Golem)

Bisogna saper entrare in molte teste per scrivere un romanzo come questo. Bisogna saper parlare molte lingue dell’anima, riuscire a calarsi in stati d’animo e sensazioni distanti e addirittura opposti, in un gioco dicotomico di luci e ombre, di positivo e negativo, di sereno e nervoso, dove però tutto si può ribaltare e ciò che era luminoso diventa buio, ciò che era solido e sicuro diventa avverso, ciò che era solare diventa inquieto.
Alessandro e Irene sono alla vigilia del loro matrimonio, che si svolgerà a Cividale del Friuli: dopo li aspetta Roma, dove si sono conosciuti e dove Irene comincerà una nuova vita da sposata, in una città che non è la sua, ma dove ha conosciuto Alessandro e dove è fiduciosa di trovare la felicità accanto all’uomo che sente giusto per lei, forte anche di una Fede incrollabile. Tra loro, in quei pochi giorni che li separa dalla cerimonia nuziale, si frappone una donna, un’entità quasi irreale, ma con una fisicità prepotente che disorienta Alessandro dal primo momento in cui la vede. E tutto quello che segue vede protagonisti personaggi legati tra loro da relazioni che mano a mano diventano sempre più profonde, quando non lo sono già, come nel caso di Alessandro e suo fratello Federico, che vivono insieme un rapporto quasi simbiotico. Infine un epilogo inaspettato, in cui tutti i tasselli della vicenda e dei personaggi coinvolti si ricompongono come in un puzzle complesso -eppure dal disegno chiaro-, capovolge situazioni e collegamenti.
Se dovessi sintetizzare con un aggettivo ognuno dei personaggi che danno vita alla storia, questa potrebbe essere la lista, di quasi tutti aggettivi che hanno il prefisso di negazione, tranne quello scelto per Alessandro e per Irene:
·      Alessandro : interrotto
·      Irene: misurata (fino a prova contraria)
·      Federico: irrisolto
·      Clara: inquieta e inquietante
·      Barnaba: incompleto
La scrittura di Calderoni è piana e lineare, nonostante la complessità dei pensieri dei suoi personaggi, che sono resi in maniera lucida e senza possibilità di equivocare intenzioni, stati d’animo, dolori: il lettore entra in una spirale di avvenimenti quasi senza accorgersene e arriva in fondo alla storia, senza fiato, con la sensazione di aver vissuto con i protagonisti le strade di Cividale e il traffico di Roma, la musica di Federico e le foto di Alessandro, le lacrime di Clara, il dolore sordo di Irene, lo stupore inesperto di Barnaba.

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